La sirenetta

Profondità e sacrificio ☼☼☼☼


Hans C. Andersen, ill. di Michelangelo Rossato - edizioni ARKA (2017) - pag. 40

Da pochi mesi è finalmente arrivato sugli scaffali delle librerie il nuovo capolavoro di Michelangelo Rossato: La sirenetta.
Di Michelangelo avevo già recensito Biancaneve, splendida reinterpretazione del famoso racconto, realizzata in occasione della sua tesi di master.
Seguo il suo lavoro con attenzione perchè affonda, ogni volta, le radici in profondità, con sensibilità e puntuale ricerca iconografica e culturale.
Con questo nuovo albo Michelangelo fa un passo in più e conferma la sua innata capacità di raccontare.

Rispetto all'albo di Biancaneve, che manteneva il testo orginale dei fratelli Grimm, ne La sirenetta il giovane illustratore si fa carico di riscrivere la famosa fiaba di Andersen, con ottimi risultati.
Il lungo racconto incentrato sul tragico amore non corrisposto della protagonista si contrae, mantenendo però i passaggi e le emozioni essenziali della vicenda.

La storia della Sirenetta è conosciuta da tutti, o quasi; e probabilmente la versione più diffusa è quella ottimisticamente modificata di Disney, in cui Ariel va incontro a un lieto fine.
Rossato decide invece di mantenere il finale deciso dallo scrittore danese, in cui la sirena innamorata affonterà la prova più grande: sacrificare la sua natura per amore e rinunciare a tutto, vita compresa, per esso.

La Sirenetta è una fiaba dolorosa e nostalgica e, al contempo, intrisa di una dolcezza sottile e intensa.
L'illustratore, che già nella incantevole copertina ci ha dato un assaggio di quel che incontreremo, ci invita con il frontespizio a immergerci completamente nel libro.


La piccola creatura, metà donna e metà pesce, viene dagli abissi più profondi dell'inconscio e vive in un mondo subacqueo fatto di silenzi e misteri.
Seguendo la sua coda, ci ritroviamo in un universo dai toni verdi e blu, ricco di una flora eterea e avvolgente e popolato da forme di vita arcaiche e dimenticate.
Nei maestosi fondali rappresentati scorgiamo le vestigia di civiltà passate, ricordi sepolti nella memoria più profonda.


Scorgiamo la protagonista, ancora infante, osservarci dal suo mondo.
Ne è ancora parte integra, perchè ancora molto giovane e quindi ad esso legata totalmente, ma qualcosa dentro di lei si dibatte.
Al contrario le sue affascinanti sorelle non provano interesse alcuno per il "mondo degli umani" di cui ogni tanto parlano; preferiscono cantare e ammaliare ogni cosa con la loro voce.

Le sirene, si sa, sono creature misteriose; nell'antichità erano descritte come metà donna e metà uccello e grandi pittori, come il prerafaellita John William Waterhouse, si cimentarono a raffigurarle in questo modo.

Ulisse e le sirene (1981) John William Waterhouse 

Solo successivamente qualcosa cambiò e dal cielo le sirene furono catapultate nell'acqua, trasformando la parte pennuta del loro corpo in squame di pesce.
La caratteristica che però rimase loro attribuita fu il melodioso canto e la sottile perfidia che le spingeva a in-cantare gli umani per poi trascinarli nei loro più oscuri abissi.
La mostruosa bellezza che le contraddistingueva era sinonimo di pericolo e fatalità per le vite umane anche se spesso, nei dipinti, le sirene venivano rappresentate come docili e innocue creature intente nell'atto di pettinarsi lunghe chiome.

La sirena (1901), John William Waterhouse 

Le sirene illustrate da Michelangelo mantengono il fascino del mito e, soprattutto i loro occhi, trasmettono quella sottile inquietudine che può venire solo dal profondo.
Le osserviamo con reverenza suonare e cantare segrete melodie e, in alcune di esse, riconosciamo pose statuarie, seppur più morbide, già presenti nel precedente lavoro dell'illustratore.


La piccola protagonista, però, conserva la freschezza dell'infanzia e la purezza di un animo gentile.
Questo la rende diversa dalle sorelle.
La curiosità di scoprire ciò che non conosce la spinge, appena le è possibile, a nuotare in superficie dove incontrerà il suo destino.
Michelangelo ci ripropone la scena di copertina, come se quest'ultima fosse il presagio di ciò che sta per accadere, l'inizio della fine.
La giovane sirena è immersa nel suo mondo acquatico ma una parte di lei è già oltre.


Il suo primo incontro con il mondo degli umani è tragico e intenso.
La tempesta in arrivo travolge l'imbarcazione di un Principe e la fanciulla si precipita a salvarlo, innamorandosene perdutamente.
Questo nuovo e maestoso sentimento la travolge in ogni sua cellula e, silenziosamente, comincia a trasformarla da dentro.
Un cambiamento inarrestabile che la porterà all'amore e al sacrificio più grande.
Così grande che l'illustratore decide di raccontarci questa scena chiave citando, nella posa dei personaggi, una delle più grandi opere mai realizzate dall'artista intaliano suo omonimo: la meravigliosa prima versione della Pietà di Michelangelo Buonarroti.
Come nella scultura, l'amore incondizionato e già totalemente pregno del dolore della perdita e della sua accettazione, presagito nella prima e già manifestato nella seconda, permea la statuaria figura femminile.


Pietà vaticana (1497-1499), Michelangelo Buonarroti 

Come in un sogno premonitore, avvertiamo l'impossibilità di questo amore e la sua futura tragicità.
Ma la giovane sirenetta non lo sa ancora e comincia a desiderare e sperare che il suo sentimento possa venir corrisposto.
E nonostante la lontananza dei loro mondi e la presenza di una potenziale rivale, decide di lottare per il suo amore, pronta a qualsiasi cosa.
Chiede così aiuto alla Strega degli abissi che la avvisa della sofferenza e delle difficoltà a cui andrà incontro. Ma la giovane è determinata e la Strega si offre così di donarle gambe umane al posto della sua natura e della sua voce.
Michelangelo ci mostra una creatura, per metà gambero e per metà donna, con una palla di vetro tra le mani che tanto ricorda la madre di Biancaneve.


La trasformazione fisica ha inizio.
Un dolore intenso trafigge il corpo della sirena mentre passa da un mondo all'altro.
Rinunciando alla sua natura, solo l'amore ricambiato potrà darle vita eterna, altrimenti la sirena morirà, diventando schiuma marina.
Una bellissima immagine, leggibile sia in orizzontale che in verticale, ci mostra l'intensità di questo fatidico momento.


La sirena può ora camminare nel mondo degli umani, così diverso dal suo per struttura, consistenza e colore; dal morbido blu-verde del mare passiamo a tonalità neutre e forme spigolose e taglienti.
Ma la protagonista è felice ora che può farsi conoscere dall'amato.


Finalmente può passare del tempo con lui, condividere giornate e passeggiate; e i suoi pensieri si colmano di speranzosa gioia.
Ma la diversità delle due nature si fa sentire.


Il principe si affeziona alla giovane come amica, ma dichiara amore a colei che pensa essere la sua salvatrice, un'umana, decidendo di sposarla.
La sirenetta non può esprimere il suo straziante dolore, non avendo voce; allora è il suo cuore a spezzarsi inesorabilmente.
Nemmeno il supporto amorevole delle sorelle riesce a consolarla, nemmeno la soluzione che le suggeriscono di compiere per salvarsi: uccidere l'uomo amato.
Il destino si sta compiendo e la profezia della Strega si avvicina.


La sirena pensa per un momento di poterlo fare, salvarsi uccidendo il principe.
Ma l'amore che prova per lui è più grande della rabbia e accetta serenamente il suo triste destino: lasciare andare, tornare parte del suo mondo e diventare schiuma.

L'ultima illustrazione ci mostra la trasfigurazione finale della protagonista che, sorridente e con la chioma sempre più simile a un pesce, si immerge nel mare fino a dissolversi in esso.


La storia della Sirenetta ci parla di sentimenti profondi, sacrificio, perdita e accettazione.
La protagonista per amore rinuncia alla sua natura, affrontando situazioni a lei sconosciute; infine, sempre per lo stesso amore, rinuncia al suo cuore e alla sua stessa vita.
Perchè la sua gioia più grande è vedere l'amato a sua volta felice.

La Sirenetta è un racconto di grande profondità e delicatezza e Michelangelo Rossato riesce, attraverso le parole e le sue simboliche illustrazioni, a trasmetterne pienamente il senso.
La palette corposa giocata tra verdi, blu e colori desaturati rende bene la scissione dei due mondi, quello acquatico e quello terreno, e caratterizza l'intero albo fin dal primo sguardo.
La visione malinconica della vita di Andersen si arricchisce, in questa versione, di quel tocco di poesia abilmente radicata nel modus operandi dell'illustratore.

Tempo fa scrissi che mai nome fu più appropriato e profetico per Michelangelo; e aggiungo ora che con questa seconda Opera non posso che confermarlo.

Non c'è due senza tre... mi auguro!

Assolutamente consigliato

Target: per tutti

Lasciatevi incantare!


Buone Letture! 

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